info@davidelevi.com

VoceAllOpera riparte con Monteverdi e Bizet, la strana coppia degli amori che finiscono male

Allo Spazio Teatro 89 «Il combattimento di Tancredi e Clorinda» accompagna una riduzione della «Carmen»: in periferia l’opera «low cost» mostra grande vitalità e riceve molti applausi.

MILANO. Mettere insieme una versione scenica del Combattimento di Tancredi e di Clorinda di Monteverdi una abbreviata di Carmen, s ulla carta, era un’assurdità. Alla prova del palcoscenico la strana coppia invece funziona, o almeno non si dà fastidio come molte coppie, ennesima conferma che a teatro non conta solo cosa si fa, ma soprattutto come .

Siamo allo Spazio 89, una sala di periferia vivace e simpatica, per la stagione di VoceAllOpera, insomma la consueta alivertata (dal nome del suo demiurgo, Gianmaria Aliverta) dell’opera low cost e fai-da-te, che ormai si è imposta tanto che c’è chi inizia a copiarla.

Il Combattimento , peraltro, non è suo ma di un altro giovin regista, Daniele Piscopo. Premesso che questo capolavorissimo, fra il testo del Tasso che è una delle vette assolute della letteratura italiana e la musica del «genere rappresentativo» di un Monteverdi che fa teatro anche quando non scrive per il teatro, sta in piedi anche se lo canto io sotto la doccia (beh, magari no), Piscopo ha fatto un ottimo lavoro. Un cerchio di materiale plastico da cui spuntano enigmatiche mani alzate al cielo racchiude i due mimi-danzatori nerovestiti, belli e bravi, fra i quali fa irruzione coperta di garze bianche il soprano Isabel Lombana, Testo che canta anche le altre due parti. Belle luci, movimenti suggestivi e la grande intensità non solo dei mimi ma anche della solista riescono a coinvolgere il pubblico parcheggiato tutt’intorno, scatenando un’emozione che per i contemporanei del divin Claudio era ovvia (le cronache narrano di dame piangenti alla morte di lei, che però almeno prima si fa battezzare quindi sale dritta in Cielo), per noi molto meno. Lombana è forse un po’ avara di colori ma canta con eleganza e fa capire ogni parola, e che parole. L’accompagnamento al pianoforte non è per nulla « lologico» ma il pianista, Andrés Jesús Gallucci, bravissimo.

A seguire, una Carmen tascabile, chiaramente ispirata a quella di Peter Brook. Questa volta la regia è dell’Aliverta, quindi inconfondibile. Per de nire i luoghi servono la carcassa di una Cinquecento e un chiringuito; per i personaggi, meno ancora: Carmen diventa una meccanica Anni Cinquanta, prima annoiata in tuta e poi panterona in zatteroni; Escamillo un venditore ambulante di salsicce con il suo triciclo a pedali, mentre José risulta al solito il più imbranato, ma stavolta è un imbranato  sicato in canotta. La riduzione drammaturgica rimpicciolisce l’opera ma non la tradisce; più che un bignami di Carmen , è un suo distillato, Carmen come archetipo di donna. Qui si potrebbe obiettare che non è questo il vero tema dell’opera, il cui soggetto è in realtà la libertà. L’importante è però che funzioni, e funziona benissimo, con la giusta dose di ironia e una regia molto « sica» che trasforma il palcoscenico (che poi non c’è) in un ring attorno al quale si riunisce un pubblico un po’ guardone e un po’ avido di emozioni forti che gli vengono puntualmente servite, specie nel duetto nale, mozza ato.

Funziona anche la direzione di Davide Levi alla testa di una piccola orchestra. Qui forse si poteva osare di più, riscrivendo più che riducendo la partitura: un Bizet da cabaret sarebbe più interessante che un Bizet miniaturizzato. Levi però ha talento, e certe sottolineature di accenti, certi sforzando, certi rubati, dimostrano che ha pure senso teatrale.

Don José, Leon De La Guardia, è meglio da vedere che da ascoltare, ed è un è peccato perché la voce sarebbe potenzialmente bella e tanta, si tratta solo di tirarla fuori nel modo giusto; Micaëla, ancora Lombana, ed Escamillo, Omar Kamata, stanno al gioco con esuberante ef cienza; lo stralunato Lillas Pastia, Gianluca Cavagna, esibisce un buon francese. Trionfa la bravissima

Elena Caccamo che Carmen non la interpreta, la vive. È una protagonista molto carnale, bravissima nella recitazione, ironica, strafottente, travolgente e con un bel timbro da Falcon che sta meraviglia alla parte. Il pubblico applaude entusiasta.

La Stampa

11 november 2019